Ho letto per la quarta volta tutto daccapo questo Thread e non so davvero come sdebitarmi.
aprite gli occhi. Queste sono cose che non si trovano sui soliti libri.
Bisogna avere la testa, anche se uno non studia teatro o tutta questa teoria magica, se ha un SUO personale modo di trattare l'arte come tale, vedrete che ci arriva.
D'altronde Ruben per scrivere queste cose è consapevole che ci sono persone che ci sono arrivate prima di lui.
E pirma di quelle persone altre ancora. Persone che le cose le hanno scoperte.
abbiamo il privilegio di avere Ruben che scrive perle simili. Non sto scherzando.
Oramai sono letteralmente molti mesi che sto abbandonando gli effetti per rivedermeli da zero.
E' un lavoro lungo, davvero tortuoso, che forse richiederà che io ci metta anche 4-5 anni per definire.
E non sarà mai abbastanza.
Ci sono dei punti in particolare che mi han fatto vibrare il cuore.
Il primo è la definizione che ha dato Ruben di illusione. E' qualcosa di sublime, perché davvero le persone le abbiamo educate noi n questo malomodo.
Se un layman chiama una grande illusione "grande illusione"ed un gioco di carte "trucco"... la colpa è nostra (parlando globalmente di tutti i maghi mondiali).
Un secondo punto che mi ha fatto ragionare ancora molto è quando ha parlato della showmanship di Houdini.
Oramai qualcosa di simile trovo sia davvero irrealizzabile.
Forse una delle persone più autorevoli qui in Italia che conosce in maniera profonda la ciarlataneria dell'epoca ed il modo di far magia teatro quello è... Raul Cremona.
Ed in una sua conferenza ne parlò, in maniera scherzosa ma con il tono di chi oramai è rassegnato.
Una volta potevi imbuonirtela la piazza con effetti del genere. Chissà come ragionava la gente dell'epoca, non possiamo nemmeno immedesimarci!!!
Ora è inutile. La gente è abituata troppo bene a "illusioni" IMPOSSIBILISSIME, quindi un qualcosa del genere non credo possa attirare così tanto le persone... o se ci riesce... non se ne parlerebbe per molto.
Un altro punto è il personaggio.
Io non so se faccio giusto o se sbaglio. E' da molto che ho deciso di evtare proprio di esibirmi se non in giacca.
Ripeto, non so se sbaglio. Proprio per questo però, siccome adoro esibirmi, ho preso la normale abitudine di girare SEMPRE in giacca.
Occhio, aprire gli occhi. Non si indossa una maschera in quel momento, è proprio il mio personaggio che brama quella giacca, sennò si rifiuta.
Provate, non so! Mettetevi i Vostri abiti da scena, non vi sentite semidei?
Inspirate profondamente e guardatevi attorno, fate Vostro lo spazio circostante.
E' una sensazione fantastica ed ha anche dei suoi motivi.
Inoltre il proverbio più idiota della storia: "L'abito non fa il monaco"
Se io vedo uno vestito da carabiniere che mi ferma e mi chiede la patente non la caccio fuori???
L'abito lo fa il monaco, eccome. Probabilmente non fa la fede che professa.
Con la giacca avete già un'autorità enorme rispetto a stare in jeans e felpa.
Bisogna immaginarsele le scene... mi immagino in maglietta a maniche corte, in jeans che eseguo un effetto dopo aver fermato un passante. La cosa mi aliena davvero tanto (per qualcuno magari è il massimo, non sto a criticare), perché personalmente per me la magìa oramai è diventato qualcosa di serio.
Immaginatevi l'incongruenza.... a me piace parlare un bell'italiano. Condire l'effetto con emozioni dello spettatore legate agli attrezzi che utilizzo.
Come potrei in pantaloncini creare questa atmosfera?
Non serve necessariamente un teatro, bisogna starne accorti.
Mi sono sempre immaginato, come una fotografia mentale, con gli occhi di un terzo... io, ben vestito che sorrido e che mi godo la serata, anche al bar.
Uno sa che sono un prestigiatore e mi chiede di esibirmi.
Gli sorrido e lo ringrazio per la gentile proposta. Mi metto di fianco a lui, "vieni pure", con il mio braccio dietro la schiena lo conduco fisicamente verso un tavolino. "accomodati"... mi siedo.
Con eleganza gli faccio notare come sia bello vedere che le persone cercano sempre quei piccoli attimi di stupore e che son felice di essere il suo conducente in questo fantastico viaggio.
Mentre faccio questo ho già tirato fuori le carte e stese sul tavolo appena finisco di dire "viaggio".
Non ho detto "ti mostro un gioco"
Non ho detto "ti faccio un gioco di carte"
Non ho detto "ok, allora... e poi ho cominciato con un patter già scritto".
Ho fisicamente portato il MIO spettatore/trice in un luogo intimo, ho fatto apprezzamenti sul fatto di come lui voglia stare bene e che sarò felice di fargli da "guida".
Lessi una frase tempo fa, che mi aprì gli occhi: "la materia più bella per ogni essere umano è se stesso".
Questo faccio. Lo faccio sentire importante.
E tutto ciò che farò durante l'effetto sarà legato a lui, non perché ci spero, ma perché ho scritto probabilmente un copione che accompagna ogni azione e la lega proprio a lui, col giusto timing.
a termine effetto le parole di Ruben sono ORO!
Lasciate quei secondi allo spettatore per apprezzare, non domandarsi.
Se vi chiede come avete fatto non bisogna inventare cazzate su teorie scientifiche assurde.
Essere sinceri. Chiedergli se ha apprezzato e che per voi vedere il suo sorriso vi ha reso il giorno fantastico.
Se ciò che ho utilizzato prevedeva di essere legato a lui/lei (di solito una carta)...
lasciateglielo, regalateglielo.
Credo bisogni evitare frasi del tipo "tienilo come souvenir"
Bisogna sempre cercare di richiamare le emozioni
"Ti prego di tenerla, ogni volta che vorrai potrai ricordarti di questa bellissima serata semplicemente guardandola"
oppure se l'ha firmata "mi piacerebbe molto aggiungere questa carta al mio personale cofanetto, dove tengo i ricordi più belli". Girare la carta sul dorso, scrivere assieme luogo e data, ne sarà onorato e si sentirà davvero importante.
Se ne fregherà del chiedersi come avete fatto, prima o poi lo farà comunque, perché è della natura umana.
Ma sarà molto più legato al sentimento provato che all'effetto di per sé.
Ho scritto per dare un mio parere, che non credo sarà mai autorevole come quelli di Ruben, però ammiro il lavoro che impiega per scrivere qui e mi sarebbe piaciuto aggiungere del mio (dopo aver riflettuto molto e volendo ancora sapere mille altri pareri di Ruben).
Fine papiro. andate in pace
Gio
tu ti sei dimenticato di me... uffi